A ciascuno il suo lago

Argomento: Est
Autore: Nenad Joldeski, Mimesis, 2019
Pubblicazione: 20 dicembre 2019

Il racconto breve, tra slang e dialetto
di: Davide Fanciullo


Ogni testo, questo è noto, ha una sua anima, un filo conduttore che lo percorre e crea l’immagine complessiva dell’opera. Nella raccolta di racconti brevi di Joldeski ciò è meno evidente. Assistiamo in diretta dall’esterno al processo creativo dei racconti attraverso appunti, correzioni, riflessioni, depennamenti, indagini.

Per il traduttore questo significa rivedere ad ogni passo le costruzioni, lo stile, le strategie narrative. La lingua macedone è caratterizzata, come le altre lingue slave, dall’opposizione aspettuale perfettivo-imperfettivo ma ha anche sviluppato un sistema di tempi verbali sintetici e analitici particolarmente complesso. Nella struttura dei racconti di Joldeski questo è un aspetto rilevante poiché i testi di A ciascuno il suo lago sono in stile minimalista e hanno un’ambientazione temporale non necessariamente consecutiva. Anche questo fa parte dello stile dell’autore il quale espressamente dichiara che la scelta della forma del racconto breve è una decisione sperimentale che porta il racconto fino ai suoi stessi limiti e ne mette alla prova la struttura. I racconti sono condensati e hanno per molti aspetti uno stile lirico, poetico, influenzato anche dalla predilezione dell’autore per questa forma di letteratura. Il traduttore deve quindi compiere delle scelte molto precise, in primo luogo, lessicali, e non secondariamente grammaticali: il testo è caratterizzato da frasi brevi, anche nominali, dense di significato e una forte carica emotiva. Lo stile è lontano da abbellimenti artificiosi e ricercatezze stilistiche forzate e seppur semplice, nasconde quella complessità di pensiero tipica di una scrittura quasi ermetica. Sono numerosi i riferimenti letterari soprattutto a scrittori rappresentativi della letteratura balcanica e macedone, nomi che probabilmente sono meno noti al grande pubblico e verso i quali viene stimolata la nostra curiosità. La peculiarità più complessa della raccolta di racconti del giovane autore macedone sono i cambi di registro linguistico della voce narrante. La narrazione spazia dal dialogo intimo tra un uomo e una donna, in una relazione colma di nostalgia, all’espressione poetica sotto forma di haiku, alla forma epistolare elettronica delle e-mail, al flusso di coscienza tipico della dimensione onirica e del vagheggiamento. Non meno stimolante è stata la ricerca di una traduzione che potesse riprodurre quei brani che nel testo originale sono espressi nel dialetto di Struga (città sulle sponde del lago di Ocrida e città natale dello scrittore). La traduzione è intervenuta con uno sforzo creativo cercando di rendere i dialoghi colloquiali e rispettando, lì dove possibile, anche gli aspetti fonetici dialettali, come ad esempio il futuro con la forma če in luogo della forma ḱe, la terza persona del presente singolare con il suffisso -t, l’omissione di alcuni suoni intervocalici e la marcata caratterizzazione con il cosiddetto e tipico raddoppiamento dell’oggetto (a me mi, glielo, a noi ci, etc.), nonché le espressioni più triviali e lo slang.

E allora, nella struttura mutevole del racconto breve, se si riesce a penetrare l’essenza delle storie, spesso la prima forma di traduzione che ci viene in mente e anche quella più fedele. “Così arrivo ancora più in alto, a soli pochi centimetri dalla strana rete. Vedo che ogni filo è, in realtà, una frase.”