La favola di Amore e Psiche

Traduzione da: latino - Traduzione di Stella Sacchini


La magica curiosità del mito
di Dario Pontuale
critico letterario e scrittore

Dei briganti hanno rubato un asino e lo trascinano dentro una grotta sorvegliata da una anziana serva. Trascurano, tuttavia, quanto l’apparenza possa ingannare poiché sotto l’ispido pelo ferino si nasconde un giovane di nome Lucio, trasformato in quadrupede. Prima dell’incantesimo era un viaggiatore giunto a Ipata, in Tessaglia, dove aveva ricevuto ospitalità da Milone e sua moglie Panfila, donna dedita alla magia. Nascostamente Lucio assiste a una cerimonia di metamorfosi che trasforma Panfila in uccello, ma quando il ragazzo tenta di imitarla si spalma un unguento sbagliato e inizia a ragliare. Non è questa l’unica sciagura. Viene catturato, infatti, prima di poter mangiare dei petali di rosa incantata capaci di ridonargli fattezze umane. Una disdetta che innesca una serie di calamità ben note nella letteratura tardo antica e tramandate da Apuleio, l’autore latino nato nella lontana Africa. Vede la luce a Madaura, intorno al 125 d.C., nell’occidentale provincia romana della Numidia e discende da un’influente famiglia berbera romanizzata che gli consente di studiare grammatica e retorica a Cartagine, imparare il greco e l’eloquenza ad Atene, approfondire le scienze naturali in Asia Minore. Entra nell’Urbe nel così detto ‘secolo d’oro’, quando l’imperatore Antonino Pio, ricordato come il “saggio”, rafforza i confini, restituisce importanza al Senato, abbassa le tasse. La Roma della tolleranza religiosa e della ricchezza filosofica, città nella quale Apuleio conosce l’essenza della latinità e impara il diritto. Non si ferma, asseconda la ricerca di esperienze, prosegue i viaggi e l’apprendimento, appassionandosi ai riti misterici e della guarigione; si avvicina al culto esoterico, soprattutto di Dioniso e Iside. Un interesse pericoloso, specialmente quando si vede trascinato alla sbarra con l’accusa di aver sedotto con arti magiche sua moglie Pudentilla, una matura e facoltosa vedova, madre di un amico di infanzia. Respinge l’accusa grazie alla sopraffina eloquenza, sfugge alla calunnia attingendo dalla retorica, perorando l’orazione Pro se de magia liber. Viene prosciolto e, stanco, decide di stabilirsi a Cartagine assumendo cariche sacerdotali, un chierico dal bagaglio culturale e linguistico sterminato; vicino al movimento della ‘seconda sofistica’ e che Sant’Agostino definisce Platonicus. Un pensatore arguto, capace di firmare trattati di musica, astronomia, medicina, aritmetica, nonché opere di filosofia, oratoria, poesia e perfino romanzi. Il più illustre risulta essere: Metamorphoseon; (Metamorfosi), popolarmente conosciuto come Asinus aures, (L’asino d’oro), raro caso di romanzo nella letteratura latina, comparabile soltanto al Satyricon. Una ‘Metamorfosi’ composta da undici libri, costruita sulle odissee di un asino che asino non è, ma ascoltatore curioso della lacrimevole vicenda di Amore e Psiche. Una storia nella storia, una leggenda greca dalla precisa morale: resistere alla curiosĭtas è un’osservanza difficile. La mitologia greca è pedagogica e simbolica, esoterica ed essoterica, ma non solamente quella ellenica. Nella millenaria favola indiana di Urvaci e Pururava, appunto, lo sposo non deve farsi vedere nudo dall’amata; l’esatto contrario tra i Celti dove è Melusina che deve sottrarsi allo sguardo maschile. Il Giappone, nondimeno, racconta che Toyotamabime non deve essere vista da Ho-wori durante il momento del parto. Testimonianze remote e divieti infranti, che confermano quanto irrefrenabile sia la curiosità, particolarmente quando colpisce l’impazienza degli innamorati.

La favola di Amore e Psiche narrata dall’anziana serva, è la medesima che molti secoli dopo ispira il marmo di Canova, le pitture di David e Van Dick, gli affreschi di Raffaello, la traduzione di Boiardo, le pagine di Petrarca, Boccaccio e Marino. Una leggenda già antica diventata mito che trova modello nella fabula Milesia, brevi racconti della cultura greco-latina spesso realistici, divertenti, avventurosi, a volte, licenziosi. Una storia dentro la storia: Psiche è una meravigliosa creatura di cui tutti si innamorano e la voce giunge fino alle orecchie della gelosa Venere che comanda al figlio Amore di far innamorare la ragazza di un uomo brutto, il più brutto e avaro della terra. Basterebbe una freccia scoccata nel cuore di lei e tutto sarebbe risolto eppure, come il baro destino insegna, spesso la realtà prende vie impreviste. L’arciere alato si conficca un dardo nel piede e perde la testa proprio per la ragazza da punire. L’ira di Venere raddoppia, i genitori della fanciulla l’abbandonano in cima a una rupe, Amore la fa condurre nel suo castello, ma impone un divieto: per non incorrere in nuove rabbie ogni incontro amoroso dovrà avvenire al buio. La passione trova soddisfazione, la felicità appare possibile, invece la giovane difetta in curiosaggine e mentre l’amato dorme gli si avvicina con una lucerna. Tremante davanti a tanta bellezza, sbadatamente fa colare dell’olio bollente sul corpo di Amore che, svegliatosi, vola altrove infuriato dalla disubbidienza. Psiche è afflitta, tenta il suicidio, cerca la benevolenza degli déi, vagabonda, infine si arrende a Venere che la sottopone a delle prove. Prove sadiche sarebbe giusto dire, ma così detta la leggenda. C’è da ordinare in grandezza un cumulo di granaglie, tosare un gregge forastico dal vello d’oro, raccogliere acqua da una sorgente a strapiombo, scendere agli inferi e vedersela con Proserpina. Prove complicate nelle quali Psiche fallirebbe senza l’ausilio magico di formiche compassionevoli, di un’aquila sacra o dei preziosi consigli di una verde canna e di una torre fatata. La mitologia sa essere pedagogica e simbolica, esoterica ed essoterica, ma pure fantasiosa, perfino canne verdi e torri incantate possono deviare il destino. Anche questa volta le vicissitudini sembrano terminate, le prove superate, la pace con Venere raggiunta, invece torna la curiosità ad agitare le acque. Di ritorno dagli inferi Psiche stappa un’ampolla che le era stato proibito aprire, inalando un vapore magico sufficiente a farla piombare in un sonno profondo. Servirà tutta la pazienza di Giove e l’insistenza di Amore affinché i due amanti possano riunirsi e festeggiare le nozze. Un banchetto al quale partecipano tutte le divinità simile per le pantagrueliche libagioni, alla tavola del Trimalcione petroniano.

La favola di Amore e Psiche, comunque, non moraleggia soltanto sul senso della curiosĭtas umana, ma offre ampie valenze allegoriche: il ferreo volere del destino, il complicato bilanciamento tra identità umana e divina, l’indissolubilità fra l’impulso e la psiche. Una favola sul modello della novellistica popolare greco-alessandrina, con ripetuti portenti magici e nella quale Apuleio sottolinea quanto il raggiungimento della felicità sia intimamente subordinato al superamento di prove. Anche Lucio dovrà sottostare a simile regola se vorrà ritornare umano e il suo ‘cammino iniziatico’ avrà termine solamente alla fine delle Metamoforsi. Un romanzo composito, tessuto con l’arte della retorica, imbevuto di carica spirituale, dalla potente e moderna espressione narrativa, come afferma Alessio Torino: «Le Metamorfosi sono raccontate in prima persona da un narratore che si trova a essere sempre partecipe dell’azione. La prima persona, come noto, implica per forza di cose che il lettore viva la narrazione nella soggettiva di chi la narra».

Nella Favola di Amore e Psiche il taumaturgo di Madaura si esalta, mostrando una freschezza di stile e perfetta grazia nelle scene più romantiche, nonché un sapiente pathos nei momenti di beffarda avversità. Impasta una malta raffinata e lucida allo sguardo, alterna il realismo delle descrizioni con i sussulti dello spirito, mantiene elevato il ritmo della prosa. Pregi e carature attentamente rispettate nell’accurata traduzione di Stella Sacchini, ripubblicate recentemente da Feltrinelli, correlata da un’articolata postfazione di Alessio Torino attorno alla figura di Psiche.

Dentro l’asino c’è Lucio, ma tutto lascia credere che sotto il ragazzo si celi l’autore venuto dal Nord Africa, il retore, il colto, il mistico, il profano, l’aulico, lo scurrile. Nell’Asino d’oro riecheggia forte la componente autobiografica del viaggio, della magia, del desiderio e, soprattutto, del superamento delle prove. Apuleio viene dominato dalla curiosità e sottomesso alle difficoltà come Lucio, Amore e Psiche. Come tutti, esseri di ieri, esseri di oggi.

Editore di La favola di Amore e Psiche