L'architecture des temps instables

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Articolo Lëtzebuerger Buchpräis | Prix Servais 2016
Marie-Laure Rolland, Luxemburger Wort
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Segreti di famiglia. Ogni nuovo romanzo di Jean Portante è un fatto raro e questa volta con L'architecture des temps instables è un vero successo. Il poeta mostra ancora una volta l'abilità nel maneggiare la prosa, Portante è tra le voci più belle della letteratura lussemburghese con la sua capacità di esplorare i non-detti della Storia, in particolare l’emigrazione italiana in Lussemburgo.

Il lettore non si sente spaesato in questa nuova storia, siamo di nuovo tra i paesaggi cari all’autore, le terre rosse della Minette lussemburghese e il feudo familiare originario di San Demetrio in Abruzzo. Questa volta, Jean Portante ci conduce più lontano, a Dresda nel periodo della DDR, fino alla Cuba di Fidel Castro.

Il romanzo è un interrogarsi sulla guerra e sul destino di una famiglia nel corso di tre generazioni. La guerra subita e le sue conseguenze, nella coralità di quattro personaggi: nonna Assunta, zio Alessandro nato nel 1919, papà Antonio nato nel 1921 e il figlio Giuseppe, detto Jo, nato all’indomani della Seconda Guerra mondiale.

L’eco di uno sparo. Il romanzo comincia con una scena chiave: l’attentato di Alessandro e Antonio contro l'Obersturmführer Gerhard Winter dall’alto del campanile di San Demetrio. «Le coup de feu retentit (...). Le cours de l'histoire vient de changer de cap. L'écho sera, d'une génération à l'autre, son escorte la plus fidèle», scrive l’autore.

All’improvviso e senza passaggi intermedi, arriviamo alla fine del XX secolo. Jo non riesce a decidersi se partire o rimanere proprio nel momento in cui suo padre Antonio sta per morire. Nella criticità del racconto emerge un groviglio di fatti in cui padre e figlio sono coinvolti.

Ai fatti dell’attentato entrano in scena gli altri personaggi e poi ci sono le lettere che la giovane Assunta aveva scritto al marito, benché deceduto alcune settimane prima della fine della guerra. Gli confida che è incinta. Nascerà Antonio, e un secondo figlio, Alessandro, da un secondo marito.

Mischiare le carte. Antonio e Alessandro parlano in prima persona e non è semplice intuire chi stia parlando, l’autore non lo spiega. A complicare il tutto ci sono i nomi, tramandati da una generazione all’altra, fino a confondere la genealogia. Senz’altro un modo per mischiare le carte, come se il caso giocasse con il destino. La scena dell’attentato a San Demetrio torna più volte, Alessandro e Antonio erano presenti entrambi, ma chi ha sparato? Perché hanno litigato? Perché Antonio è andato da sua madre a Differdange, dove abitava, mentre Alessandro era rimasto in Italia per poi tornare nella DDR?

Il racconto non segue un tracciato lineare e oltrepassa allegramente le frontiere dello spazio e del tempo. Le voci si susseguono e si fanno eco fino a diventare pezzi di un mosaico non finito e che non lo sarà mai. Manca il tassello principale, una lettera trasmessa per generazioni e mai aperta.

Una musicalità dominante. La storia ci è consegnata da una scrittura ben trita. Il lettore vorrebbe forse che le voci dei personaggi fossero diverse. Tra la giovane Assunta di San Demetrio e la madre di famiglia che parte da sola per il Lussemburgo, il tono è uguale. I due fratelli nemici seguono percorsi tanto diversi da forgiarsi personalità diverse. Un aspetto riconoscibile nella musicalità di Jean Portante, un elemento che a volte pone un limite alla comprensione.

I personaggi di Portante gravitano nelle nostre terre con aria familiare, questo ci commuove e fa da eco alle tante domande in questi tempi così instabili.

Marie-Laure Rolland

Articolo pubblicato sul quotidiano lussemburghese online Luxemburger Wort, www.wort.lu
Pubblicato su
La Nota del Traduttore per gentile concessione di Luxemburger Wort, www.wort.lu
 Tradotto dal francese da Dori Agrosì per
La Nota del Traduttore

Editore di L'architecture des temps instables