Intevista a Stella Sacchini, Premio Babel 2014 per la traduzione letteraria

Argomento: L'intervista
Pubblicazione: 11 novembre 2014

Stella Sacchini è traduttrice letteraria dall’inglese, dal latino e dal greco e insegna italiano come seconda lingua. È laureata in Filologia Bizantina presso l’Università di Macerata e ha un Master di secondo livello in Traduzione di testi postcoloniali in lingua inglese a Pisa. Traduce per riviste culturali e d’informazione (Sagarana, Testo a Fronte, Semicerchio, Come Don Chisciotte). Ha scritto per Enciclopedia delle donne e Lo straniero. È tra i traduttori di John Berger, a cura di M. Nadotti, edito da Marcos y Marcos e di F. S. Fitzgerald, Racconti, a cura di F. Cavagnoli, uscito per Feltrinelli. Nel 2014 sono uscite le sue traduzioni di Jane Eyre e Il meraviglioso mago di OZ per Feltrinelli e Le stanze dei fantasmi di Charles Dickens per Del Vecchio editore. È coautrice, con Isabella Carloni, di Voglio un cuore pronto a ogni cosa, spettacolo tratto da una sua traduzione di duecento versi da Le Argonautiche di Apollonio Rodio. Fuori posto (Coazinzola Press) è il suo primo romanzo.

Premio Babel per la traduzione letteraria

Appena dopo i saluti ufficiali da parte delle autorità, Matteo Campagnoli presenta il Premio Babel per la traduzione letteraria. Un premio presieduto e voluto da Franca Cavagnoli, rivolto ai giovani traduttori come incoraggiamento e risonanza per chi lo riceve. La giuria composta inoltre da Ada Vigliani, Ilide Carmignani e Yasmina Melaouah assegna il premio a Stella Sacchini per la traduzione di Jane Eyre. Se lo avete già letto o se lo leggete per la prima volta vedete che si tratta di un volume piuttosto consistente. Capiamo perciò il motivo per cui Stella Sacchini coglie l’occasione per ringraziare anche Feltrinelli, “per il coraggio nell’avermi affidato un classico così impegnativo” e spiega cosa significa per lei tradurre, spiega che se di un libro diciamo «è un libro», se in qualche modo ci ha cambiato la vita, ci fa pensare che la vita non sarebbe la stessa se non l’avessimo letto. E questo vale anche e forse di più per i libri che traduciamo, e a ragione confessa che la sua vita non sarebbe ora la stessa se non avesse tradotto Jane Eyre perché dopo averlo tradotto “ho capito che di fatto tradurre era diventato il mio mestiere”. Da filologa abituata a frequentare greci e latini le risulta naturale ragionare per metafore e ci spiega che tradurre Jane Eyre ha confermato la sua idea di classico: “non è un monumento immobile nel tempo e non va avvicinato come fosse uno scoglio nel mare, ma è piuttosto una piattaforma galleggiante, qualcosa di vivo e pulsante e la traduzione quindi altro non è che l’incontro unico e irripetibile tra due dinamismi”.

Stella, prima della traduzione dall'inglese sei innanzitutto preparata in lettere classiche e filologia bizantina.

Sì, sono laureata in lettere classiche, in filologia bizantina. Ho studiato anche l’inglese e ho trascorso un semestre di studio a Dublino.

Traduci quindi dal greco?

Sì, finora l’unica cosa che ho tradotto dal greco sono dei versi da Le Argonautiche, La lunga notte di Medea, usciti nella rivista Testo a Fronte per Marcos y Marcos. Mi piacerebbe molto tradurre ancora dal greco anche perché adesso sto lavorando soltanto con l’inglese, sarebbe un sogno.

La svolta con la traduzione dall’inglese è arrivata quindi con il master in Traduzione all’Università di Pisa?

Sì, ho seguito il Master in traduzione a Pisa cinque anni fa e questa è stata un po’ una svolta perché ho scoperto letterature che non conoscevo e ho capito quanto poteva essere bello lavorare con una lingua viva.

Sei anche scrittrice, il tuo primo romanzo Fuoriposto, è stato pubblicato quest'anno da Coazinzola Press. Di cosa si tratta?

Sì, è un libro autobiografico e prende spunto da una mia vicenda d’infanzia ma nel libro c’è anche molta fantasia e il personaggio ha una vita propria. Si intitola Fuoriposto e la casa editrice Coazinzola Press è di Riccardo Duranti, traduttore.

Ti aspettavi di vincere il Premio Babel 2014?

No, non me lo aspettavo per niente. Infatti traduco da appena un paio d'anni e il mio primo grande lavoro è stato appunto Jane Eyre di Charlotte Brontë per Feltrinelli. Poi ho tradotto un racconto di Francis S. Ftzgerald in una raccolta curata da Franca Cavagnoli. Jane Eyre posso dire che è stato il mio battesimo. Ho poi tradotto Il meraviglioso mago di Oz (Frank Baum, Feltrinelli), alcuni racconti inediti di Charles Dickens e altri autori contemporanei. Adesso sto lavorando su Tom Sawyer, soprattutto classici... evidentemente dei classici non posso farne a meno.