
SAGGIO
Latino. L'impero di un segno (XVI-XX secolo)
di: Françoise Waquet
/ editore: Feltrinelli 2004
traduttore: Alessandro Serra - Traduzione dal francese
pag. 1 Nota del Traduttore
La traduzione, in qualsiasi lingua, costituisce per il libro, per qualsiasi libro,
una dura prova: il traduttore è infatti il meno distratto dei lettori, costretto
com’è a smontare e rimontare un testo, anche e soprattutto nei suoi apparati.
Il traduttore può accorgersi ad esempio che il suo autore ha confuso Socrate con
Isocrate, al di là di ogni possibile refuso; che considera Sant’Agostino autore
dell’Imitatio Christi, avendo risolto a suo modo l’annosa questione gerseniana;
che ritiene Enea caduto prima di raggiungere l’Italia; che, psicoanalista di professione,
attribuisce al triste Uomo dei topi una violenza sessuale confessata in realtà
da un altro paziente, il che comporta per Freud un’accusa di reticenza e peggio,
svolta per una decina di pagine.(Certo, Freud almeno un errore di traduzione l’ha
commesso, ma innocente, e l’ha pagato caro, con tutta la letteratura sul nibbio-avvoltoio.)
Infine gli può capitare di veder citati in epigrafe, con cinque errori, due tra
i più famosi versi della letteratura latina (exegi monumentum...), peraltro assegnati
a Ovidio. Gli esempi sono ovviamente tratti da autori noti, pubblicati da editori
stranieri notissimi, e hanno gettato nella costernazione il malcapitato traduttore,
ponendolo di fronte a un vero e proprio “doppio legame”: dimostrarsi saccente
o farsi tacciare di analfabetismo, proprio o condiviso? E che dire dei riferimenti
bibliografici incerti e approssimativi, delle citazioni introvabili perché inesistenti,
delle indicazioni errate, di capitolo, paragrafo, numero di pagina... pagate con
ore e giorni di lavoro. Perché a norma di contratto i testi già tradotti vanno
riprodotti così come sono apparsi al pubblico italiano.
Il lettore si tranquillizzi: non intendo aprire una vertenza sindacale, né celebrare
i meriti di tanti traduttori (e redattori) italiani. Vorrei solo ringraziare Françoise
Waquet della sua erudizione ineccepibile, delle indicazioni bibliografiche perfette,
di aver citato in modo corretto persino i bistrattatissimi autori italiani, oltre
a quelli latini, più apprezzati dal pubblico internazionale. Tradurre il suo libro
è stato un piacere, oltre che facile, in un certo senso.
Un altro ringraziamento: contrariamente a quanto si pensa, a porre le maggiori
difficoltà ai traduttori sono le scritture e gli stili trascurati, dietro l’apparente
ricercatezza. Il traduttore che li riproduce lealmente (ho giurato di non usare
il termine “fedeltà”, con i suoi derivati...) rischia tra l’altro di apparire
cattivo scrittore, o analfabeta di fronte al suo editore. Che non gli perdonerà
neppure l’eccessivo ricorso a note a piè di pagina per spiegare il suo lavoro
(le famose NdT)... Così, di fronte all’avverbio freuduleusement, usato da un più
che celeberrimo autore francese presto sui banchi delle librerie italiane, il
traduttore non ha voluto spiegare al suo pubblico che si tratta di un gioco di
parole sul cognome Freud e sull’avverbio frauduleusement... C’è sempre il dubbio
che il pubblico italiano sia più sveglio degli autori che legge... Ma freudolentemente
sembra davvero troppo...
Ecco, Françoise Waquet ha ancora una volta facilitato il compito del suo traduttore
scrivendo un eccellente francese, senza concessioni al parlato, e alto come l’argomento
richiedeva. Certo, non sono mancate difficoltà, relative per esempio ai molti
riferimenti all’universo scolastico francese, alla diversa distribuzione dei corsi
e delle classi in Europa, al grado di cultura dei lettori presunto (il traduttore
ha creduto, contrariamente all’autrice, di dover spiegare al pubblico italiano,
a piè di pagina, perché roterodamus costituisca un barbarismo). Per il traduttore
solo una nota di rammarico: l’autrice non ha voluto rivedere il testo italiano,
quando avrebbe avuto la competenza per farlo. E, come è noto a tutti i traduttori,
le difficoltà cominciano quasi sempre con autori che credono di conoscere la lingua
in cui vengono tradotti...
Alessandro Serra
pag. 2 Alessandro Serra
Alessandro Serra insegna Psicologia dell'Arte al DAMS di Bologna. Ha collaborato con contributi
diversi a "Il verri", "Poetiche", "Studi di Estetica". Ha pubblicato, con E. Mattioli,
gli annali dell'editore Formiggini, e, con M. Bortolotti, un catalogo ragionato
delle edizioni Dalla Volpe (S. Canterzani). Ha compilato alcune voci del Manuale
di Bibliofilia dell'editore Sylvestre Bonnard. Ha tradotto, tra l'altro, opere
di Arnheim, J.-P. Aron, Baudrillard, Bettelheim, Bourdieu, Anatole France, Lyotard,
Glucksmann, Kristeva, Dubuffet, Hillman. Ha ricevuto il Premio Monselice per la
traduzione scientifica di L'uomo di verità di Jean-Pierre Changeux 2004 (Feltrinelli 2004).
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