
ROMANZO
L'angolo bello
di: Henry James
/ editore: Marsilio, 2011
traduttore: Alide Cagidemetrio - Traduzione dall'inglese
Tradurre l’opera matura di Henry James significa affrontare una scrittura tendente
all’astrazione, un discreto uso di idiomi, o luoghi comuni, e un complesso tessuto
metaforico, labirinti di senso in lunghi paragrafi, una punteggiatura idiosincratica,
l’abitudine al soggetto impersonale e alla indeterminatezza di the thing, soggetto o oggetto che sia. The Jolly Corner naturalmente non fa eccezione. Pubblicato nel 1908, scritto al ritorno in Inghilterra
dal traumatico viaggio negli Stati Uniti del 1904, è il più conturbante dei racconti
che compongono una piccola trilogia newyorchese incentrata sul tema del ritorno
dall’esilio, e il più vicino allo sperimentalismo novecentesco, a quel modo di
raccontare che ad un’ammirata Gertrude Stein appariva floating, un galleggiare di parole e sintagmi, un flusso di comunicazione apparentato
ad una oralità ricca di incisi, esitazioni, e intrigo temporale.
Scriveva Peter Brooks che un simile stile forza il lettore in una relazione di trasferenza, affermazione appropriata per L’angolo bello per la procurata identificazione del suo lettore o traduttore nella situazione
di un io diviso, formato da una ossessiva curiosità e strisciante paura, dall’accettazione
della sfida dell’ignoto e istinto di autoconservazione. Spencer Brydon, il protagonista
del racconto, è alla ricerca spasmodica della corposa apparizione di un vivente
alter ego, l’abitante della sua bella vecchia casa di famiglia, e quel che egli
vuole e immagina si trasferisce nella realtà narrativa attraverso l’invenzione
di una straordinaria mimesi dell’ipotetico, che costituisce l’energia che muove
lo stile, mentre l’azione del racconto corrisponde alla verifica dell’ipotesi
dell’esistenza di quell’altro, il newyorchese contemporaneo che l’espatriato Brydon
avrebbe potuto essere se… se non avesse lasciato la patria per l’Europa, non avesse
disubbidito al padre, o condotto un’esistenza di ozi al limite della decenza.
Nel crescendo di tensione prodotto dalla maniacalità della verifica si spazzano
via certezze, prime tra tutte quelle grammaticali di tempo e di modo.
Mi è parso quindi che il traduttore dovesse umilmente cercare di rendere il ritmo
di peculiare oralità di questo racconto, seguendone anche l’idiosincratica punteggiatura,
e di trasferire in lingua italiana il guazzabuglio di alternanze tra indicativi
e condizionali, nonchè rispettare quel ricorrente assaggio dalla metafora alla
lettera, il quale avviene in sommo grado quando il protagonista ingaggia l’altro
da sè nella caccia, quasi in una accelerazione in presa diretta, inscenando sapienza
e stratagemmi dell’arte venatoria fino a quando la preda non si manifesta davvero, e al cacciatore accade di essere braccato e sopraffatto.
La voce del narratore non è assente in questo straordinario esperimento narrativo,
anzi vi aggiunge dubbi e ironie. L’esempio primario si trova nel titolo stesso
del racconto, dove jolly è stato tradotto con allegro, ameno, prediletto; ho preferito bello perchè più comune e generico, come può esserlo jolly, e poi perchè nella combinazione con corner suggeriva allusioni sia al valore della casa (il bell’angolo con vista degli
annunci immobiliari della New York primonovecentesca, così prominente nel racconto),
sia alla tenera considerazione del protagonista per quella sua proprietà (ben
resa con prediletto nella traduzione di Maria Luisa Castellani Agosti per Einaudi). Mi è parso poi
che il comune bello meglio riflettesse l’interpretazione di un lettore illustre, T.S. Eliot, in
La riunione di famiglia: …dovrà affrontarlo/ e non sarà un bell’angolo [a jolly
corner] Non è davvero un bell’angolo quello in cui alla fine è costretto il protagonista,
consapevole dell’ironia del successo della sua avventura. E infine, non poteva mancare un accenno all’agrodolce ironia di James sulla
sua vecchia cara New York, l’angolo prediletto distrutto o trasformato in un detestabile
grattacielo, senza umanità perchè senza memoria né passato, un bell’angolo davvero.
Alide Cagidemetrio
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